Marzo è stato un mese folle, iniziato con una nevicata degna di tale nome e con conseguente clausura nella mia mansarda dublinese. Ergo, ho letto tanto (certo, non è una novità). Questo mese troverete romanzi romantici ad alto impatto emotivo, opere letterarie di grande valore e – finalmente – qualche nuova serie TV. Enjoy!
I libri di B.: marzo 2018
LA TRAMA:
Since it was first published fifty years ago, Shel Silverstein’s poignant picture book for readers of all ages has offered a touching interpretation of the gift of giving and a serene acceptance of another’s capacity to love in return.
LA MIA OPINIONE:
Nei paesi anglofoni, questo libro è considerato un capolavoro assoluto e l’hanno letto praticamente tutti. In Italia non ne ho mai sentito parlare (anche se è tra i libri che Rory Gilmore cita in Una mamma per amica, per cui forse ve ne ricorderete). Ricorda – per come è strutturato – Il piccolo principe, anche se qui i temi trattati sono diversi. Si tratta di un piccolo, tenero capolavoro per bambini e adulti che mi ha commossa fino alle lacrime durante un viaggio in aereo. Si legge in venti minuti e anche le illustrazioni fanno tenerezza. Leggetelo, se riuscite a recuperarne una copia.
“Si sentì invincibile.
Lui, lei, l’amore e il cinema”.
LA TRAMA:
Sono passati oramai cinque mesi e del “vecchio” Tommaso Neri non è rimasto più nulla. È cambiato. Un uomo nuovo, con un nuovo lavoro e una nuova vita. La relazione con Viola gli ha fatto riscoprire il sapore di una quotidianità romantica che aveva del tutto dimenticato. Ma il passato è davvero alle spalle? L’esistenza fatta di feste, donne di incredibile bellezza e di soldi, è stata davvero superata e messa da parte, per un bene superiore? Oppure i fantasmi di Leonardo, di Simona e di Fever saranno ancora lì, presenti, pronti a scardinare una tranquillità conquistata a fatica? La risposta probabilmente è nella danza e in un amore soffocato da troppo tempo.
LA MIA OPINIONE:
Ancora una volta, con questo secondo volume della serie “Il grande amore” Riccardo Iannaccone mi ha tenuto compagnia con una storia estremamente piacevole e scritta benissimo. In queste pagine si respira l’amore per la musica, per il cinema e per la letteratura attraverso riferimenti sempre calzanti, da La La Land a Beaudelaire. Ancor più che il primo libro della serie, questo secondo capitolo è incredibilmente passionale e il lettore non riesce a staccare gli occhi dalle pagine, coinvolto com’è nella fitta ragnatela di relazioni che lega Tommaso a Viola, Simona e Leonardo. Un romanzo appassionante di cui non vedo l’ora di Leggere il seguito.
LA TRAMA:
Autumn is about a long platonic friendship between an elderly man and a much younger woman. His name is Daniel. He’s 101. . . . Her name is Elisabeth. She’s a 32-year-old fitfully employed art lecturer at an unnamed university in London. She comes to read to, and be with, him. . . . There’s a bit of a Harold and Maude thing going on here. . . . As Elisabeth and Daniel talk, and as Elisabeth processes the events of her life, a world opens. Autumn begins to be about 100 things in addition to friendship. It’s about poverty and bureaucracy and sex and morality and music.
LA MIA OPINIONE:
Non è un romanzo facile e non è per tutti. Con “non è per tutti” non intendo che ci vogliano tre lauree per capirci qualcosa, ma che non è semplice apprezzarlo. Non corrisponde ai nostri attuali canoni di “piacevolezza”. È un libro particolarissimo, musicale e ritmato (ecco perché sarebbe meglio leggerlo in inglese). Tra le altre cose, a me ha fatto soprattutto tenerezza.
“Mi sentivo in trappola, ero sicura che non sarei mai più riuscita a liberarmi di quell’amore. Era frustrante essere vittima di me stessa, della mia incapacità di essere più forte del mio desiderio. L’amore non era una cosa buona, era una trappola.”
LA TRAMA:
Chiara è una ragazza di ventidue anni, che vive a Napoli e frequenta l’accademia di moda a Roma. I suoi genitori non le permettono di trasferirsi come tutti gli altri studenti, ed è quindi costretta a fare la pendolare. Qualche giorno dopo aver cominciato i suoi studi conosce un uomo sul treno, anche lui pendolare. Si chiama Mattia ed è più grande di lei di quindici anni. Il primo sguardo è fatale, e Chiara si ritrova a fare i conti i suoi sentimenti e con la fede che Mattia indossa all’anulare sinistro. Ma l’amore può finire per colpa del destino, oppure per cause di forza maggiore?
Chiara, dopo quarant’anni, pensa ancora all’uomo che ha reso felici le sue giornate. Soltanto una persona è riuscita a salvarla: Marco, il figlio e il frutto del suo grande amore. Nonostante ciò, ci sono ancora delle questioni rimaste in sospeso e soltanto un’anziana di nome Adele può aiutarla a risolverle. In una stanza d’ospedale, Chiara si ritroverà a tirare le somme della propria vita, e anche di quella degli altri.
LA MIA OPINIONE:
Sono particolarmente affezionata a questo romanzo che, detto tra noi, è davvero lo straordinario esordio di un’autrice da tenere d’occhio. Dunque, torniamo un po’ indietro nel tempo. Nel 2011 pubblico il mio primo romanzo. Qualche tempo dopo, una ragazza straordinaria di nome Claudia Simonelli mi contatta su Facebook per parlarne. Ne nasce un’amicizia splendida, una di quelle che ti capitano poche volte nella vita. Lei campana, io pugliese, entrambe accomunate da un amore infinito per i libri. Ben presto scopro che anche lei scrive. Mi faccio mandare qualche capitolo. Lei dice che è robetta, io dico che questa ragazza farà il botto. E adesso eccoci qui, 2018: quei capitoli sono diventati un libro vero, incredibilmente appassionato e realistico e VERO. L’ho letto tutto con le lacrime agli occhi, e non perché sia “triste”, ma perché è così emozionante che è impossibile non sentirsi toccati dalla storia di Chiara, Mattia e Adele.
LA TRAMA:
Per il Dott. Brant Layton, il mondo è meraviglioso finché può riportarlo in una scultura. Vede il corpo di una donna come una tela sulla quale realizzare la sua opera. Ma una notte selvaggia, folle e che lui non riesce a ricordare cambia tutto. Si ritrova ubriaco su un aereo per il Belize, registrato per un periodo di servizio di tre settimane con la Doctors International che lo porta dritto tra le braccia della Dott.ssa Melissa Bell.
LA MIA OPINIONE:
Un romanzo dolce e divertente in egual misura, scritto benissimo. Ho avuto il grande piacere di tradurlo e mi ha tenuto compagnia per tutto il tempo che è servito facendomi sorridere, ridere e commuovere. Presto in Italia anche il secondo volume della trilogia 🙂
“Being alone doesn’t mean I am lonely”.
LA TRAMA:
Three women. A whole world of judgement.
Tara, Cam and Stella are very different women. Yet in a society that sets the agenda, there’s something about being a woman that ties invisible bonds between us.
When one extraordinary event rockets Tara to online infamy, their three worlds collide in ways they could never imagine – and they discover that one woman’s catastrophe might just be another’s inspiration.
Through friendship and conflict, difference and likeness, they’ll learn to find their own voices.
LA MIA OPINIONE:
Ammetto che, all’inizio, il mio rapporto con questo libro non è stato dei più idilliaci. Ho detestato da subito le protagoniste, istintivamente: troppo estreme, troppo wild, troppo ‘donne’, se capite ciò che voglio dire. Mi è sembrato che si calcasse troppo la mano sul messaggio che si voleva comunicare, che si ammiccasse un po’ troppo al pubblico delle lettrici. Il personaggio di Tara, in particolare, mi è sembrato inverosimile fino all’eccesso. C’è un altro piccolo dettaglio da non sottovalutare: l’ho ascoltato in audiolibro, e ho detestato da subito due delle tre voci narranti. Questo, lo ammetto, può aver influenzato il mio atteggiamento nei confronti del romanzo. Il libro sembra migliorare verso la metà, anche se ho capito che questa specie di ‘ironia’ non è esattamente di mio gusto. Il finale ve lo risparmio: una caduta di stile come poche. Insomma, la mia risposta è no.
LA TRAMA:
Gli occhi dell’uomo si aprirono come se avesse percepito la sua consapevolezza. Il suo disagio. Tess fu invasa all’istante da una luce ambrata splendente e penetrante, le iridi brillanti che le mandavano un ondata di panico dritta nel petto. Quelle non erano lenti a contatto, poco ma sicuro. Lui le afferrò le braccia. Tess urlò allarmata. Cercò di sottrarsi alla sua presa, ma lui era troppo forte. Mani forti come sbarre di ferro si serrarono strette su di lei per avvicinarla. Tess strillò, gli occhi sgranati, paralizzati dalla paura mentre l’uomo la tirava a sé. Lui indirizzò la propria faccia percossa e insanguinata verso la sua gola. Nell’avvicinarsi a lei trasse un brusco respiro, le labbra che le sfiorarono la pelle. Aria calda scivolò sul collo mentre lui parlava in un ansito basso e sofferente. Tess udì le parole. Quasi ci credette. Fino a quel brevissimo istante di terrore, quando lui schiuse le labbra e affondò i denti in profondità nella sua carne.
LA MIA OPINIONE:
Non è malaccio come può sembrare. È trash, senza ombra di dubbio, e poi i vampiri sono ormai così vintage che forse saremo rimasti in tre a leggerne. Fatto sta che questo libro, iniziato quasi tre anni fa, aspettava sul comodino da fin troppo tempo, e io non lascio mai un romanzo a metà. Le scene erotiche sono davvero ridicole, ma per il resto si lascia leggere con piacere. Una buona pausa tra una lettura impegnativa e l’altra. N.B.: traduzione davvero mediocre, lasciatemelo dire.
LA TRAMA:
Di ritorno da Istanbul dove ha assistito al Congresso degli Scrittori Anonimi, José Costa è costretto a fermarsi a Budapest. Nella sua stanza d’albergo passa la notte a guardare la televisione, cercando di decifrare quelle parole, meravigliato dalla lingua magiara che “è la sola che il diavolo rispetti”. L’indomani, assorbito nel tentativo di ordinare la prima colazione in ungherese, quasi perde il volo che lo deve riportare a Rio. Questa sua ossessione per la lingua trasporta i lettori in una vorticosa girandola di situazioni paradossali, amori, libri, idiomi, paesaggi, da Budapest a Rio. Poeta-cantautore, tra i fondatori della Bossa Nova, Buarque crea una commedia romantica che immerge il lettore nelle bellezze e nei misteri del linguaggio.
LA MIA OPINIONE:
L’ho comprato principalmente per via della mia grande passione per Budapest e, per quanto la città non sia presente quanto avrei voluto, mi è piaciuto molto. Non è perfetto, è forse troppo breve per permettere al lettore di apprezzarlo davvero, ma è originale e ben scritto. Il procedimento usato è quello metaletterario, che di per sé non è un’invenzione di Buarque ma è comunque usato in modo insolito. Mi è piaciuta l’idea di far ruotare tutte le vicende intorno all’importanza della lingua straniera, che diventa di per sé un vero e proprio personaggio. Non è un romanzo imperdibile, ma è stato un piacere leggerlo e passeggiare ancora una volta per le vie di Buda e Pest, guardando il Danubio.
LA TRAMA:
…E alla fine sono arrivati gli anni Cinquanta. Il capitolo conclusivo della saga dei Cazalet si apre con una perdita significativa: la Duchessa viene a mancare. Andandosene, porta via con sé gli ultimi frammenti di un mondo che sta scomparendo: quello della servitù domestica, della classe sociale, della tradizione. È quel mondo polveroso, dalle atmosfere d’altri tempi, che ci aveva conquistati all’inizio di questa appassionante storia. Molti anni sono passati, molte vicende ci hanno fatto sorridere e commuovere, molte cose sono cambiate. Il mondo moderno si dimostra pieno di insidie, e gli uomini Cazalet si rivelano poco equipaggiati per affrontarlo e incapaci di seguire le orme del padre.
LA MIA OPINIONE:
Ed eccoci qui, all’ultimo volume della saga dei Cazalet di cui vi ho già parlato molte volte. Ancora una volta, non entrerò nel dettaglio perché mi riservo di scrivere un articolo interamente dedicato a questa serie. Ciò che posso dirvi è che ancora una volta la Howard non mi ha delusa e che si tratta di un libro splendidamente scritto, coinvolgente fino alla fine. Questa serie mi mancherà moltissimo: l’ho iniziata in aereo, in volo verso Dublino per il mio trasferimento. Mi ha accompagnata per questi primi sette mesi (sarebbero state due settimane se non avessi intervallato i volumi col preciso intento di farli durare più a lungo). Come spesso accade, i libri sono diventati parte dei miei ricordi. E non è la prima volta.
I telefilm di B.
Ed eccoci arrivati alla fine di questa serie che mi accompagna dal 2012 e di cui, ancora una volta, vi ho già parlato. Coraggiosa la scelta di far ruotare un’intera stagione intorno a un singolo evento (un matrimonio), ma ben riuscita. In definitiva, dopo nove stagioni insieme, confermo la mia idea iniziale. Si tratta di una serie brillante, divertente e spesso commovente che non perde mai il ritmo (o quasi mai). Soprattutto, è un telefilm che nasconde vere e proprie perle di saggezza, tra una battuta e l’altra. Da vedere.
Everything sucks!
Tra le novità di questo mese, questa serie ambientata negli anni Novanta (si vede che sono in fissa con questo decennio?). Mi ha ricordato tantissimo Freaks & Geeks, e credo che il modello sia stato proprio quello. Ho fatto fuori la prima (e unica, per il momento) stagione in un giorno, il che significa che è davvero molto carino. I personaggi più riusciti, a mio parere, sono i secondari: Ken (il padre di Kate) e il professore che li aiuta a girare il film. Non una serie indimenticabile e soprattutto non originalissima, ma comunque da vedere per passare una giornata diversa.
The end of the f***ing world
Davvero bellissimo, ben fatto, con un’ottima sceneggiatura e una colonna sonora adattissima. Mi è piaciuto tanto e l’ho divorato in un giorno come fosse un lungo film. Come la mia adorata Twin Peaks, anche questa serie merita di essere considerata alla stregua del cinema di qualità. Per forza e impatto mi ha ricordato un’altra serie inglese, tra le mie preferite in assoluto: Skins.
DARK
Anche questa serie è stata davvero una bella sorpresa e mi ha tenuto compagnia per diverse sere. Okay, forse non è esattamente il telefilm che potrei consigliarvi di guardare prima di andare a dormire, ma merita. Ben fatto e agghiacciante al punto giusto. Si divora in un niente e crea dipendenza.