The Beguiled – L’inganno: una proposta di interpretazione

The Beguiled – L’inganno (Sofia Coppola 2017) è un film che lascia senza parole. Sono le 23.19, sono appena tornata dal cinema del campus e sono sconvolta. D’altra parte, ormai dovrei esserci abituata perché la Coppola mi fa sempre quest’effetto. Magari i suoi film hanno delle pecche, forse c’è sempre qualche buco nella trama, però mi piace. La amo da anni, dai tempi delle Vergini suicide, che tra l’altro mi è tornato più volte alla mente durante The Beguiled. Stessi colori, stessa atmosfera intensamente femminile, Kirsten Dunst, la tragedia. Dopo il film, ho fumato una sigaretta con la mia amica francese, appoggiate a un muretto. Parlando con lei, mi è venuta in mente una possibile interpretazione che magari non sarà quella giusta, ma è la mia. Ma prima, parliamo un po’ di questo film…

The Beguiled: storia di un duplice inganno

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Non voglio spoilerarvi nulla, per cui vi dico solo l’essenziale. Virginia, guerra civile. La quiete di una scuola femminile con pochissime allieve, un’insegnante (Kirsten Dunst) e una direttrice (Nicole Kidman) viene interrotta dall’arrivo di un soldato nemico ferito (Colin Farrell). La vita delle ragazze inizia così a ruotare intorno a questa improvvisa presenza maschile che altera il loro equilibrio e le pone inconsapevolmente l’una contro l’altra. Ho pensato a Pinter e alla comedy of menace, e infatti la sensazione che si ha durante la prima metà del film è questa. Al senso di minaccia, però, si mescola anche il romance, che per un attimo fa presagire un finale felice. E invece… No, non è uno spoiler: vi aspettate davvero un finale felice da Sofia Coppola? Suvvia.

L’inganno del titolo, in realtà, non è immediatamente identificabile perché si tratta di una serie consequenziale di inganni. Ovviamente non posso svelarveli, altrimenti non vedreste il film. Posso però assicurarvi che un inganno in particolare, più o meno verso la metà, spezzerà quell’atmosfera romance dell’inizio. E vi lascerà letteralmente senza parole.

Sofia Coppola e le donne

Della Coppola ho sempre amato questo: la capacità di portare sullo schermo il femminile in tutte le sue sfaccettature. Della femminilità ha sempre saputo cogliere la tendenza al fare branco, a volte morbosa, pervasa da una sensualità latente spesso pericolosa. E non si tratta solo del rapporto tra donna e uomo, ma soprattutto di quello tra donne e donne. L’affetto ma anche la gelosia, l’istinto materno e quello di ribellione. Ma anche le pulsioni sessuali, che spesso vengono mentalmente associate agli uomini e che invece caratterizzano anche le donne, seppur in modi diversi.

The Beguiled è infatti attraversato da una forte vena di sensualità che, repressa, sfocia nella ribellione. Nicole Kidman e Kirsten Dunst, i due pilastri della scuola femminile, sono magistrali nell’incarnare questo connubio di desiderio e ribellione. Ed è stato proprio pensando a loro due, oltre che alle altre ragazze della scuola, che mi è venuto in mente che, forse forse, potrebbe esserci anche un significato ancora più profondo…

Una proposta d’interpretazione

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Lo sanno tutti che le donne sono complicate. O meglio, sono sfaccettate. In una sola donna coesistono molte altre figure femminili: la bambina, la madre, la vecchia saggia, la selvaggia, la guerriera, e potrei continuare. E guardando con attenzione ai ruoli femminili scelti dalla Coppola (cioè tutto il cast, eccetto Colin Farrell) si può pensare che ognuno di loro incarni proprio uno di questi aspetti del femminile. Perché, altrimenti, scegliere allieve di età diversa? Perché includere davvero tutte le sfumature più salienti dell’animo femminile, permettendo a ogni personaggio di rappresentarne una?

Ed è stato a questo punto che ho capito che il film mi era piaciuto davvero. Perché tutte queste donne (o forse una sola donna in tanti corpi), malgrado le invidie e le gelosie e i conflitti, riescono a sconfiggere la minaccia. Lo fanno insieme, come un solo corpo – sono un solo corpo – e anche la più debole, trainata dalle altre, trova il coraggio di alzare la testa. Credo quindi che questo film, lungi dal voler solamente raccontare una storia, voglia davvero portare sullo schermo parte dell’enorme complessità della psiche femminile.

Lo schiaffo del finale

Il finale, meraviglioso per impatto e per eleganza, asciutto come uno schiaffo, sembra confermare quest’ipotesi. Le donne, unite e immobili come in una fotografia, protette dalla loro casa. Fuori, oltre il cancello, la minaccia. La vittoria nel dolore. Il sacrificio e la tragedia perché non una sola delle donne sia perduta. Se questo film fosse solo il racconto di una storia, sarebbe un film e basta, e invece credo che sia molto di più. D’altra parte, se questo film fosse solo una storia, di certo non staremmo parlando di Sofia Coppola.