Non così giovani: i ventenni e l’angoscia del futuro

I giovani ventenni, Anno Domini 2017

I giovani ventenni e l’angoscia del futuro. Perché ho scelto questo sottotitolo per il post? Beh, perché da venticinquenne non posso che ritenerlo il più azzeccato per descrivere la situazione attuale della mia generazione.




La frase che noi ventenni degli anni 10 ci sentiamo ripetere più spesso da chi è più grande di noi è immancabilmente questa: “Alla tua età, io avevo già…”. Dopo i puntini di sospensione possono esserci diverse affermazioni: avevo già un figlio, due figli, tre carovane di figli, una moglie, due divorzi, tre vacche, un bue, un lavoro a tempo indeterminato, una collezione di francobolli eccetera.

Non è importante ciò che viene dopo i puntini di sospensione. Ciò che conta è quel “io avevo già”. E noi? Noi che abbiamo?

Il bottino del ventenne

Noi abbiamo la laurea. Forse, mica sempre. Mettiamo il caso che ce l’abbiamo. Abbiamo una laurea tutta virtuale, ecco, perché la pergamena l’avremo fra dieci anni almeno dopo aver pagato una marca da bollo con la quale ci saremmo potuti permettere almeno una Michael Kors tarocca al mercato del martedì mattina. Ma comunque, la laurea ci sta. Con lode, magari. Tutti i professori della commissione in piedi, la gonna stretta che tira sul sedere, i tacchi che si storcono, tu che sorridi tutta orgogliosa con i capelli rigidi di lacca che ti fanno sembrare un galletto vallespluga e poi eccolo lì: il Futuro.

Che detta così sembra una cosa bella. Il Futuro. Con la F maiuscola, importante. Ma il punto è: quand’è che inizia, ‘sto futuro?

Il futuro: download in progress

No perché in realtà non è cambiato niente. Tu ti sei tolta la gonna stretta e i tacchi e ti sei lavata via la lacca dai capelli ma sei ancora quella che eri prima del centodieci lode baci abbracci strette di mano CIN CIN! Sei ancora quella lì che dorme nella cameretta rosa con le bambole che non hai avuto il coraggio di buttare. Quella che non sa cucinare, caricare la lavatrice, badare alla casa. Quella che tutto ciò che fa è “passare lo swiffer”. Lo swiffer, capite?



Giovani. Giovani?

Noi ventenni del 2017 siamo “quelli giovani”. Quelli a cui non verrebbe mai in mente di parlare di rapporti seri, di relazioni durature, magari di matrimonio, o di figli, o di un mutuo, o della casa. E il punto è che va tutto bene, tu stai con i tuoi genitori come quando avevi sette anni e la mamma si occupa di tutto e il papà è lì per difenderti dal vicino di casa che ti ha urlato contro per come hai parcheggiato l’auto, ed è tutto perfetto finché improvvisamente non ti guardi allo specchio e non ti ricordi che quel capello bianco è lì da quando avevi ventitré anni e che tu, ebbene sì, proprio tu, Bianca Cataldi, classe 1992, ma anche tu Mario Rossi, ma anche tu Peppa Peppina, non sei più così giovane.

Non così giovani

Okay, non esageriamo. Sei giovane, certo che sei giovane. Venticinque anni! Puah! Figurarsi. Però. Però.

Il punto non è il tempo che hai ancora davanti per “sistemarti”, verbo orribile che purtroppo devo usare perché sennò non mi capite. Il punto è il tempo che stai perdendo. Tutto quel tempo che impieghi ad aspettare che le cose accadano, che quel curriculum venga veramente letto e non solo utilizzato per fare palline di carta insalivate da lanciare con una cannuccia, che i sogni si realizzino come quando avevi sedici anni e tutto il resto della vita era solamente un puntino lontano.

Il punto è che tu non hai sedici anni. C’è un’età per far tutto. E arriva il momento in cui avere venticinque anni e vivere ancora nella cameretta rosa, in una situazione di totale precarietà in cui la bambola di porcellana sul cassettone è l’unica cosa a rimanere eternamente uguale a se stessa, non basta più. E allora?

Grazie e arrivederci

Allora te ne vai di casa. Senza nessuno. Non è che devi star qui ad aspettare il marito, come hanno fatto tutte le donne nella tua famiglia prima di te, di generazione in generazione. Tu te ne vai da sola. Non è che te ne vai via di casa e basta, no, magari. Te ne vai proprio dall’Italia, come tutti quei tuoi vecchi compagni di scuola che ogni tanto vedi su Facebook e sono uno in Inghilterra, l’altro in Polonia e l’altro in Australia. E sì, certo, lo fai perché è la soluzione migliore. Perché qui non avresti avuto le stesse opportunità. E poi tu sei fortunata, dai, almeno un lavoro ce l’hai, non dovresti proprio parlare.

Ma la volete sapere la verità? La verità vera vera vera?

Che il motivo principale per il quale me ne vado è uno soltanto: io, la cameretta rosa, non posso viverla più.