Breve elogio del fallimento

Il fallimento è uno spettro che ci insegue da sempre, inutile negarlo. Ci spaventava quando eravamo bambini a scuola e temevamo le verifiche di matematica. È andata avanti così per tutti gli anni della scuola, fino al diploma. E poi la paura di non riuscire a inserirsi in un gruppo di amici, di non avere una comitiva, di non far colpo sulla persona che ci piace. Tutta la vita è costellata dal terrore del fallimento. Eppure, se ci fermiamo a pensarci per un attimo, la perdita più grave sarebbe proprio l’essere sempre vincenti. Perché a quel punto non avremmo più nessuna ragione per vivere.

Challenge accepted!

fallimento

Dunque, proviamo a capirci qualcosina in più. Che cos’è il fallimento, quite literally? Stando al dizionario: Esito negativo, insuccesso totale di un’iniziativa; rovina, disastro. Ecco, non so voi, ma io ho sempre trovato una catarsi liberatoria nelle catastrofi. Avete presente quando crolla una mensola della libreria e tutti i vostri ninnoli di ceramica si infrangono sul pavimento? O quando qualcuno vi ruba il cellulare e perdete in un attimo migliaia di foto e ricordi? Ecco, in quei momenti lì, insieme a una rabbia terribile e alle lacrime, ho sempre percepito anche un vago senso di libertà. È assurdo pensarci, eppure se ci fate caso è così. Dietro ogni fallimento, dietro ogni rovina, fa capolino un senso di liberazione accompagnato dall’adrenalina della sfida. Perché siamo esseri umani, e l’essere umano è programmato per andare sempre avanti, per trovare nuove soluzioni. Se non fossimo stati creati così, di certo non saremmo ancora qui, nel 2018, e ci saremmo estinti insieme ai dinosauri.



Ogni fallimento è ricostruzione

Il primo atto di una ricostruzione è la distruzione. Se prima non vi è la completa rovina di ciò che c’era prima, è impossibile creare ciò che verrà dopo. Ciò non significa che il futuro si basi sulla completa cancellazione del passato. Significa, però, che gran parte del cambiamento necessario per vivere prevede che qualcosa debba finire affinché qualcos’altro possa iniziare. Quindi non spaventiamoci quando tutto va a rotoli. Non infiliamo la testa sotto la sabbia in attesa di tempi migliori. Andiamo avanti, un passo dietro l’altro nella giusta direzioneLa chance tourne, mi ripete sempre l’amica francese. La fortuna gira. E allora permettiamoci il lusso di cadere, di tanto in tanto. Farà male? Senz’altro. Ma se da bambini non ci spaventava sbucciarci le ginocchia, adesso non dovrebbe spaventarci sbucciarci il cuore, di tanto in tanto. Succede. Non è mai la fine.



Una risposta a “Breve elogio del fallimento”

  1. Anche se tutte le persone dovrebbero ragionare come te (perchè fa molto bene) in realtà il mondo è pieno zeppo di pessimisti nati.
    Potessimo essere sempre filosoficamente equilibrati 24 ore su 24 potremmo avere la chiara visione della nostra vita non come un inizio e una fine ma come un passaggio a tempo indeterminato, ecco che allora ogni evento (positivo o negativo) sarebbe metabolizzato come ‘passaggio’ e non come fine o inizio di qualcosa che può anche essere un sentimento. Se dalla natura siamo fatti allora nulla finisce, tutto si trasforma.

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