Oprah Winfrey: 6 lezioni di vita

Oprah Winfrey, classe 1954, è uno dei miei personali modelli di vita. Nata da una famiglia umile del Mississippi, cresciuta con una storia di abusi alle spalle, è diventata la donna che tutti conosciamo per la sua filantropia e per il celebre show che porta il suo nome. Da qualche tempo ho iniziato a documentarmi su di lei, a leggere biografie e memoir, e ho selezionato sei lezioni di vita che, a mio parere, Oprah potrebbe offrire a tutti noi. Perché avere dei modelli non significa imitarli pedissequamente. Significa piuttosto cogliere il meglio per fabbricarsi la propria strada nel mondo.

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Il quaderno della gratitudine: perché è importante dire grazie

Se c’è una cosa che ho capito in venticinque anni di vita è l’importanza di dire grazie. Non semplicemente per cortesia e non solo a chi ci sta facendo un favore. La gratitudine è un concetto più ampio, da applicare a ogni aspetto della vita. C’era chi diceva “Quando siete felici, fateci caso”. Perché la verità è che siamo bravissimi a ricordare costantemente tutto ciò che non va. E un po’ meno bravi a notare le cose belle, quando accadono. E accadono, sempre.

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Diario: 9 agosto 2017

Diario: 9 agosto 2017

We can’t become what we need to be by remaining what we are. (Oprah Winfrey)

E così, mancano 21 giorni. Tra 21 giorni sarò su un pullman per Roma, con la mia valigia arancione da venti chili, e il giorno dopo sarò su un aereo per Dublino. Non è propriamente paura, quella che sento. Forse somiglia di più a quel dispiacere sordo che provai a Aix-en-Provence quando arrivai di domenica pomeriggio e non riuscii a trovare un posto dove mangiare e scartai l’ultimo panino preparato da mamma e mi venne da piangere.

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5 cose da fare prima di iniziare una nuova relazione

Ognuno di noi si è trovato, almeno una volta nella vita, nella posizione di colui che ha provocato o ha subito la rottura di una relazione sentimentale.

Nessuna tragedia, come ben sappiamo. Si riprende a guardare al futuro e, soprattutto, a guardarsi intorno. Eppure, poiché l’esperienza è maestra, penso che ci siano cinque azioni da compiere o, meglio, cinque stadi da vivere prima di sentirsi completamente pronti per una nuova relazione.

Voi che ne pensate? Quali aggiungereste e/o eliminereste da questa lista?

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Da piccola odiavo le domeniche

Da piccola odiavo le domeniche. Sì, è vero, non si andava a scuola, ma la gioia della domenica finiva tutta lì, in quel risveglio spontaneo senza sveglia, e poi subito calava la depressione più cronica.

Non solo: la domenica non si poteva uscire. Ancora non avevo la patente, e dipendevo completamente dai mezzi pubblici che però, di domenica, non circolavano. E allora nulla, vagavo per casa nel mio paesino in provincia di Bari, lontana dal mondo quasi fossi l’unica abitante di un’isola deserta. Robinson Crusoe prima dell’arrivo di Venerdì.

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PrimaVerrà

Ci siamo, allora: l’inverno sta finendo. C’è questa pagina della Vita nova che da qualche giorno mi ronza nella testa. C’è Beatrice, no?, e davanti a lei cammina Giovanna, chiamata Primavera per la sua bellezza. Ma non si tratta solo della sua bellezza, in realtà. Lei è la primavera perché Prima Verrà, perché anticiperà Beatrice. Mi è sempre piaciuto, questo gioco di parole.

Così, in questi giorni, questo ritornello mi ronza nella testa e si è rafforzato, in particolare, nelle 48 ore trascorse a Firenze. Sono partita che era martedì mattina, sono arrivata di notte, ho trascorso un giorno lì e sono ripartita giovedì mattina. E lì, guardando l’Arno verde smeraldo alla luce del mattino, e le botteghe di Ponte Vecchio che secondo la mia compagna di viaggio sono Diagon Alley, e i lucchetti intorno alla ringhiera con su scritto “Vietato mettere lucchetti”, pensavo alla primavera in arrivo, a quel vento scombinato che non si sa mai dove ti lancerà i capelli, a quel non so che di sonnolento che è nell’aria e che, chissà come, ha la stessa forma di un risveglio.

Photocredit: Bianca Cataldi

 

C’è qualcosa di molto divertente nei viaggi che durano 48 ore. Non hai il tempo di abituarti a ciò che vedi, devi fare in fretta e al tempo stesso non vuoi dimenticare nulla. E poi ci sono i bar, i caffè a tre euro, il caffè con panna che arriva anche a quattro ma chissenefrega, una volta si muore. La pizza col pesto in via de’ Calzaiuoli, il gelato cioccolato e menta, e tutti quei negozi pieni di borse di pelle che costano più di tutta me e un pezzettino del mio gatto.

Gli interminabili viaggi in pullman, quella primavera che già si intuisce all’orizzonte, spalmata in un cielo rosso fuoco al tramonto, mentre l’ordine casuale dell’iPod manda in loop Battisti con Vento nel vento e, guarda un po’, ecco qui le pale eoliche tra la fermata di Napoli e quella di Andria. Ho sempre amato le pale eoliche, chissà perché. Specialmente così, con Battisti immenso negli auricolari troppo stretti per contenerlo e il tramonto di fine inverno lì fuori, rosso e viola, raschiato nell’azzurro.

C’è una primavera lì fuori, in attesa al varco. Preparo uno degli ultimi tè caldi della stagione, accendo ancora una volta il caminetto e lascio che il gatto mi si aggrappi al maglione, tanto ormai i fili li ha già tirati tutti. Verdino mi fissa dalla culla, con quegli occhi che sembrano già capire così tanto.

Se domani sarà bel tempo, potrò finalmente tirar fuori dall’armadio la mia gonna preferita, quella verde smeraldo. Primavera. Prima verrà.