10 Writing Prompts

Quante volte vi siete trovati di fronte alla pagina bianca senza sapere da dove partire?

Ecco, io moltissime volte. Per questo, di seguito potete trovare dieci spunti letterari per iniziare un racconto. Possono diventare suggerimenti validi anche per semplici esercizi di scrittura.

IMPORTANTE! Chi vuole può inviarmi i suoi racconti (uno o più di uno) all’indirizzo email biancaritacataldi@yahoo.it. Saranno editati gratuitamente da me e pubblicati sul sito 🙂

E ora, andiamo…

  1. DESCRIVI UN FUNERALE DAL PUNTO DI VISTA DEL MORTO
  2. RACCONTA UN’USCITA DI GRUPPO USANDO IL PUNTO DI VISTA DI TUTTI I PERSONAGGI IN MODO CORALE
  3. DESCRIVI UN LUOGO SENZA INSERIRE ALCUN PERSONAGGIO
  4. RACCONTA DI UNA RIMPATRIATA TRA EX COMPAGNI DI CLASSE (MA CI SCAPPA IL MORTO)
  5. IMMAGINA DI BERE UN CAFFÈ IN UN BAR COL TUO SCRITTORE PREFERITO
  6. SEI UN ANIMALE E DEVI LOTTARE PER LA TUA SOPRAVVIVENZA
  7. SEI UNA CAFFETTIERA MA TI RIFIUTI DI FUNZIONARE PER UNA PADRONA CHE ODI
  8. SEI UN/UNA ADOLESCENTE CHE SI È APPENA TRASFERITA IN UNA NUOVA CITTÀ
  9. SEI UN PESCIOLINO NELLA BOCCIA E OSSERVI TUTTO CIÒ CHE ACCADE NELLA STANZA
  10. TI SEI APPENA SVEGLIATO IN UNA VITA CHE NON È LA TUA

PrimaVerrà

Ci siamo, allora: l’inverno sta finendo. C’è questa pagina della Vita nova che da qualche giorno mi ronza nella testa. C’è Beatrice, no?, e davanti a lei cammina Giovanna, chiamata Primavera per la sua bellezza. Ma non si tratta solo della sua bellezza, in realtà. Lei è la primavera perché Prima Verrà, perché anticiperà Beatrice. Mi è sempre piaciuto, questo gioco di parole.

Così, in questi giorni, questo ritornello mi ronza nella testa e si è rafforzato, in particolare, nelle 48 ore trascorse a Firenze. Sono partita che era martedì mattina, sono arrivata di notte, ho trascorso un giorno lì e sono ripartita giovedì mattina. E lì, guardando l’Arno verde smeraldo alla luce del mattino, e le botteghe di Ponte Vecchio che secondo la mia compagna di viaggio sono Diagon Alley, e i lucchetti intorno alla ringhiera con su scritto “Vietato mettere lucchetti”, pensavo alla primavera in arrivo, a quel vento scombinato che non si sa mai dove ti lancerà i capelli, a quel non so che di sonnolento che è nell’aria e che, chissà come, ha la stessa forma di un risveglio.

Photocredit: Bianca Cataldi

 

C’è qualcosa di molto divertente nei viaggi che durano 48 ore. Non hai il tempo di abituarti a ciò che vedi, devi fare in fretta e al tempo stesso non vuoi dimenticare nulla. E poi ci sono i bar, i caffè a tre euro, il caffè con panna che arriva anche a quattro ma chissenefrega, una volta si muore. La pizza col pesto in via de’ Calzaiuoli, il gelato cioccolato e menta, e tutti quei negozi pieni di borse di pelle che costano più di tutta me e un pezzettino del mio gatto.

Gli interminabili viaggi in pullman, quella primavera che già si intuisce all’orizzonte, spalmata in un cielo rosso fuoco al tramonto, mentre l’ordine casuale dell’iPod manda in loop Battisti con Vento nel vento e, guarda un po’, ecco qui le pale eoliche tra la fermata di Napoli e quella di Andria. Ho sempre amato le pale eoliche, chissà perché. Specialmente così, con Battisti immenso negli auricolari troppo stretti per contenerlo e il tramonto di fine inverno lì fuori, rosso e viola, raschiato nell’azzurro.

C’è una primavera lì fuori, in attesa al varco. Preparo uno degli ultimi tè caldi della stagione, accendo ancora una volta il caminetto e lascio che il gatto mi si aggrappi al maglione, tanto ormai i fili li ha già tirati tutti. Verdino mi fissa dalla culla, con quegli occhi che sembrano già capire così tanto.

Se domani sarà bel tempo, potrò finalmente tirar fuori dall’armadio la mia gonna preferita, quella verde smeraldo. Primavera. Prima verrà.