Volevo essere una party girl

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Volevo essere una party girl. All’inizio, però, quando ancora di me non avevo capito niente. Mi sono accorta di essere fuori dal coro quando avevo dodici anni, durante la festa patronale al paese. All’epoca vivevo in un paesino del sud Italia, vicino Bari. Era la festa del santo del posto ed ero uscita con i miei amici. Pop corn, lattine di Coca che a quei tempi costavano sessanta centesimi, caramelle gommose. Strano immaginarmi senza sigaretta, ma avevo dodici anni, ancora. Ed è stato lì, davanti alla giostra delle macchine da scontro, che ho capito che ero fuori dal mondo. I miei amici facevano a gara per chi dovesse giocare per primo, e io non volevo andarci. Odiavo le macchine da scontro, odiavo le giostre, odiavo le feste. Ed è stato allora che ho capito che non sarei mai stata come gli altri.

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Diario: 9 agosto 2017

Diario: 9 agosto 2017

We can’t become what we need to be by remaining what we are. (Oprah Winfrey)

E così, mancano 21 giorni. Tra 21 giorni sarò su un pullman per Roma, con la mia valigia arancione da venti chili, e il giorno dopo sarò su un aereo per Dublino. Non è propriamente paura, quella che sento. Forse somiglia di più a quel dispiacere sordo che provai a Aix-en-Provence quando arrivai di domenica pomeriggio e non riuscii a trovare un posto dove mangiare e scartai l’ultimo panino preparato da mamma e mi venne da piangere.

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