Libri, film, telefilm: Novembre 2017

Novembre è stato un mese all’insegna della non-fiction. Come sempre, oggi vi presenterò i libri, i film e i telefilm delle ultime settimane.  Molti saggi, tanti film e qualche nuova puntata di diverse serie tv. Essendo stato un mese di viaggi, ciò che vedete di seguito è soprattutto il frutto di tutto il tempo passato da sola. Abbiamo qualche libro/film/telefilm in comune? Scrivetemi che ne pensate!

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To the bone – Fino all’osso @ Netflix

To the bone: Fino all’osso (originale Netflix 2017, diretto da Marti Noxon) mi ha incuriosita fin da subito per via della tematica affrontata, oltre che per il cast decisamente degno di nota. Ecco di seguito i 3 up e i 3 down del film (secondo me, naturalmente). Voi l’avete visto? Che ne pensate?

UP:

1) L’originalità: mi è piaciuto molto l’approccio al tema dell’anoressia nervosa, molto delicato e non superficiale. Mi è sembrato importante l’imperativo del “non parlare di calorie né di cibo”. So per esperienza quanto sia importante minimizzare anziché riportare costantemente l’attenzione sul problema.

2) L’idea del “cambio del nome”. Ho sempre creduto nel potere dei nomi, nella famosa citazione di Michael Ende per la quale le bugie sono cose a cui è stato assegnato un nome sbagliato. Il fatto che Ellen, a un certo punto del film, cambi nome mi è sembrato molto significativo e di forte impatto metaforico.




3) La guarigione non viene mai descritta come qualcosa di “facile”. Guardando il film si avvertono la fatica, la stanchezza che i protagonisti provano per cercare di risalire la china, mentre una forza apparentemente più grande di loro non fa altro che ricacciarli indietro. Non condivido una recensione che ho letto qualche giorno fa, secondo la quale questo film rischierebbe di far sembrare “glamour” l’anoressia. Assolutamente no. Qui non si tratta di far sembrare “bella” una malattia. Si tratta di gettare un po’ di luce nelle tenebre, che è tutto un altro paio di maniche.

DOWN

1) Qualche personaggio è un po’ troppo stereotipato, come per esempio Pearl e la sua vita in “Ponyland”. Magari l’iperbole è un effetto voluto, però a tratti risulta forzato.

2) Il finale. Mi è sembrato un po’ frettoloso. Sicuramente getta luci di speranza sul futuro, ma mi è parso un po’ troppo “semplicistico” sfruttare l’idea-cliché del “sogno rivelatore” per permettere alla protagonista di aprire gli occhi sulla sua condizione. Diciamo che è un finale che stona con l’originalità di cui parlavo più su.

3) La famiglia. Un po’ troppo sui generis per i miei gusti: il padre inesistente (e davvero non compare MAI), la madre lesbica in fuga, la matrigna troppo premurosa. Forse c’era un po’ troppa carne a cuocere, ecco. Il personaggio familiare più riuscito? La sorella, senza dubbio.

In conclusione, è un film importante e significativo, senz’altro da vedere (malgrado qualche piccola pecca). D’altra parte, si tratta pur sempre di un’opera prima. Non male come inizio.

Voto: 7/10

 

#bookreview: Sunset in old Savannah by Mary Ellis

After having left the Natchez Police Department, Beth has started working in pairs with her colleague Michael Preston as a private investigator. One day, their agency informs them that they have to take care of a new case in Savannah, a characteristic little town in Georgia. When they go there, Beth and Michael meet Mrs Doyle, an old lady who, after a 40-years-long marriage, suspects that her husband has an affair with another woman. For the sake of privacy, she’s hired Beth and Michael from abroad. Almost as soon as the job starts, they find out that nothing is what it seems to be. Mrs Doyle’s husband really has a relationship with another woman, but Mrs Doyle doesn’t seem to care. Why? The situation becomes less and less clear when Mrs Doyle calls them in the middle of the night to denounce an attempt to kill her on the shore. The couple of private investigators seems to have a lot to find out during their forced vacancy in old Savannah…

 

I really appreciated this book which is the fourth title of “The secret of the South Mysteries” series. The characters are perfectly analysed and they’re really enjoyable, especially through their interactions.  Indeed, I think that the real value of this book has to be found in dialogues. As I writer, I can testify that dialogues are the most difficult part to write, but Mary Ellis is perfectly capable of sorting them out.

The setting is always well depicted and it makes you think you just want to be there, in old Savannah, walking  and watching everything around you. I’m sure I’ll read the other books of this series because Mary Ellis is an author who is worth following.